Vivo a Roma (Garbatella) da 5 mesi e ho sperimentato più razzismo qui che in tutta la mia vita
33m origine araba ma nato e cresciuto a Firenze (conosco a malapena la lingua araba). Bell’aspetto (faccio l’attore), e cerco sempre di presentarmi bene. Veniamo a Roma: la vicina di casa è una di quelle caciarone che urlano e basta e si lamentano cosi tanto che la puoi sentire anche parlare da sola per ore. Ogni tanto urla a tutto il lotto che nessuno le deve rompere le scatole perché i suoi amici sono criminali e comanda lei lì (fa interi soliloqui in cui urla da sola); di fatto tutti gli altri vicini ne hanno un lieve timore e cercano di non litigarci mai (nonostante tutti la vorrebbero fuori da li, indiscutibilmente). Ha due cani: un chihuahua toy e un bulldog francese che si allontanano anche di un km e importunano tutti i passanti abbaiando rabbiosamente. Lei da casa sua si limita a urlare a squarciagola e fischiare anche alle una di notte per richiamarli. Suo figlio è un uomo panciuto con tatuaggi che ride come i bulli stupidi nei film americani e che vive ancora con la madre. Nessuno di loro lavora e quella casa l’hanno squattata anni addietro. Infine, buttano un sacco di spazzatura in terra nel giardino togliendo la voglia anche al giardiniere di passare da li e degradando la zona. Vabbe, finite le schede profilo: mi ha sempre guardato storto da quando sono arrivato, un giorno ha chiesto al mio coinquilino: “Mica è musulmano?” con un misto fra preoccupazione e disprezzo. Dalla mia finestra l’ho sentita spesso parlare di piani nostalgici di reset razziale o di “devono tornare a casa loro” ma… qual’è casa mia? Un paese arabo in cui non ho mai messo piede, non conosco la lingua e non ho amici? Se domani andassi in viaggio in Australia, mi innamorassi di un’araba e facessi figli, qualcuno dirà a mio figlio che deve tornare a casa sua? E dove dovrebbe andare? Il secondo personaggio è il vecchino della panchina fuori dal lotto. Ci passavo sempre di fronte e ogni volta mi fissava dritto negli occhi. Un giorno ho iniziato a notare che salutava tantissime persone che passavano di là a passeggio quindi ho avuto l’ingenua intuizione che mi stesse fissando perché voleva salutarmi. Quindi che faccio? Lo saluto. Lui ricambia. Penso “ho un nuovo amico” (aveva la stessa espressione innervosita del padre leghista della mia ex ma non volevo pensarci). E invece era una cosa simile, dal giorno dopo inizia a fare ogni acrobazia pur di non salutarmi (ma la mossa base è sempre quella di consultare l’orologio, immagino che sia il corrispettivo di guardare lo smartphone per un giovane). Un paio di volte l’ho sorpreso a confabulare da lontano con un suo amico guardandomi e le situazioni in cui spunto dalla via e siamo solo io e lui e io mi avvicino piano piano e lui fa la cosa cringe di distrarsi sono innumerevoli (praticamente ogni volta che esco o rientro in casa). Ho provato a forzare il saluto per evitare il disagio (quanto è faticoso evitare un saluto? Fai prima a salutare) ma lui preferisce di gran lunga darmi le spalle in ogni modo possibile.
Detto ciò, i romani non sono tutti cosi e ne ho trovati anche molti invece aperti e amichevoli, ma devo dire che la combo “vicina + vecchino” che devo beccare ogni volta che esco o rincaso ha un impatto notevole sulla mia esperienza qui.
Se tra due mesi non vivo più a Roma è perché la vicina ha letto questo post e ha chiamato i suoi amici criminali.